Durante la Seconda Guerra Mondiale, Suor Carolina Trapletti si distinse per la sua incredibile dedizione nel curare i feriti. Lavorando al pronto soccorso, salvò numerosi partigiani feriti, mascherando le loro identità con delle bende o nascondendoli nei piani sottostanti per proteggerli dai nazisti. Quando andò in pensione, venne celebrata da dirigenti, medici, infermieri e dalla comunità per il suo impegno straordinario, ricevendo anche l’Ambrogino d’Oro.
L’ulivo della memoria a Niguarda
A Niguarda, un maestoso ulivo è stato piantato dai partigiani come segno di gratitudine verso Suor Carolina e le sue consorelle. Queste donne coraggiose curarono e nascosero i feriti, proteggendoli dai controlli nazisti e facilitando la loro fuga. L’ulivo simboleggia, infatti, il ricordo del loro eroismo e della loro umanità.
Suor Carolina ha operato per anni al Niguarda, diventando un simbolo di compassione e dedizione. La sua voce dolce e i suoi modi premurosi hanno lasciato un segno indelebile in tutti coloro che l’hanno conosciuta o incontrata.
Un’eredità di bontà e servizio
Suor Carolina Trapletti ha trascorso la sua vita al servizio degli altri, senza mai aspettarsi nulla in cambio. La sua opera instancabile durante i momenti più difficili del dopoguerra è testimoniata da molte lettere e testimonianze di medici, infermieri e pazienti. Anche quando decise di ritirarsi in una casa di riposo, la sua umiltà e generosità rimasero intatte.
Nata il 26 maggio 1915 a Grone, un piccolo paese nella provincia di Bergamo, Carolina crebbe in una famiglia contadina. Perse la madre da giovane e si trasferì a Pietra Ligure per lavorare e sostenere la famiglia. Qui conobbe le Suore della Carità di Maria Bambina, sentendo la chiamata alla vita religiosa. A 23 anni, prese i voti e fu assegnata all’ospedale di Niguarda.
L’operato a Niguarda e il Riconoscimento della città di Milano
Durante la sua carriera, Suor Carolina superò numerose difficoltà, tra cui una malattia grave che la costrinse in sanatorio. Rientrata al lavoro, si impegnò per ricostruire il pronto soccorso danneggiato dalla guerra. Nel 1959, divenne responsabile del personale, mantenendo sempre un atteggiamento umile e generoso. Dopo 65 anni di servizio, lasciò Niguarda, continuando ad aiutare finché le forze glielo permisero.
Nel 2005, il Comune di Milano le conferì la medaglia d’oro di benemerenza civile, riconoscendo il suo impegno ineguagliabile. Anche dopo la sua morte, avvenuta il 6 luglio 2009, il suo esempio continua a ispirare coloro che l’hanno conosciuta e chi ne ha sentito parlare.